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ORA BASTA!


Sono rimasto particolarmente scosso e turbato dalla notizia della morte di Giulia Cecchettin avvenuta, nei giorni scorsi, per mano del suo ex fidanzato. Giulia è, infatti, la vittima numero 104 (centoquattro!!) da inizio anno. Si tratta di un dato, indiscutibilmente e tristemente, alto che deve necessariamente condurre l'opinione pubblica ad una seria ed attenta riflessione sulle cause scaturenti detti femminicidi nonché sulle possibili soluzioni per arginare e placare l'ondata di tali delitti.

In attesa che l'indagato dell'omicidio di Giulia venga estradato dalla Germania e condotto a processo per rispondere dei reati che verranno a lui ascritti, ritengo opportuno operare alcune brevi e personali riflessioni circa il tema della violenza sulle donne con particolare riguardo ai segnali di "tossicità" che potrebbero emergere nel corso del rapporto.

Durante la relazione affettiva è possibile notare alcuni comportamenti attuati dall'uomo che possono rappresentare dei veri e propri campanelli d'allarme all'interno della relazione. Tali condotte vengono denominate "Red Flag". Fra queste, si possono annoverare comportamenti improntati alla possessività come, ad esempio, condizionare ed influenzare la vita della donna limitandone, di conseguenza, la propria libertà di scelta.

In caso di interruzione della relazione, specie se per volere della donna, tale possessività potrebbe altresì sfociare in comportamenti persecutori e violenti.

Legati alla possessività rientrano anche i comportamenti di gelosia morbosa e patologica fra cui, il controllo ed il condizionamento della vita sociale e lavorativa della donna.

A mio avviso, dette condotte non dovrebbero essere in alcun modo sottovalutate né, tantomeno, tollerate da parte delle donne. Esse, infatti, dovrebbero essere segnalate e denunciate immediatamente, fin dalla prima manifestazione.

Di fatti, sovente, successivamente a codesti femminicidi, emergono episodi di gelosia, controllo e manipolazione della vittima da parte del compagno spesso neppure denunciati per paura di ritorsioni.

Attraverso la denuncia sarebbe, infatti, possibile attivare una tutela giuridica preventiva che possa impedire la commissione di reati che possano poi sfociare in autentiche tragedie.

Dobbiamo essere consapevoli che si tratta di un problema estremamente delicato che affonda le proprie radici anche (e sottolineo anche) nel terreno culturale della nostra società. In tal senso, una migliore educazione culturale/affettiva/sentimentale improntata al rispetto della donna potrebbe essere un buon punto di partenza come sostenuto da numerosi psicologi e psicoterapeuti.

La prevenzione è, pertanto, la strada da seguire affinché non si possano mai più verificare tragedie come quella recente di Giulia e delle altre vittime di femminicidio.

Infatti, l'inasprimento delle pene previste potrebbe non essere, da solo, sufficiente come deterrente alla commissione dei reati di tale natura. Si tratterebbe, inoltre, di una risposta punitiva all'autore del delitto che, peraltro, non servirebbe a nulla senza la certezza della pena nei confronti dello stesso.

L'auspicio dunque è che non si verifichi più alcuna violenza nei confronti delle donne.

ORA BASTA!



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